Laura Nessun commento

Cosa sono gli NFT, come funziona la loro tassazione?

Per rispondere a questa domanda vediamo prima cosa sono gli NFT.

NFT è l’acronimo di Non-Fungible Token, token non fungibile. L’aggettivo “Non-Fungible” è traducibile in “non fungibile” ovvero indica un bene non replicabile e non sostituibile perché possiede una specifica individualità.

Gli NFT si basano su 4 concetti fondamentali: 

  1. rarità
  2. unicità
  3. proprietà
  4. autenticità

I token non fungibili (NFT), sono risorse crittografiche collezionabili uniche, che vengono messe su piattaforme denominate blockchain.

Per NFT si intende qualsiasi contenuto che possa essere digitalizzato: arte, video, musica, GIF, immagini, giochi e tanto altro. Questi contenuti vengono messi su una blockchain che permette di acquistare e di vendere il token.

Il mercato dell’arte è stato il primo mercato per gli NFT.

Negli ultimi anni si è sempre sentito parlare di CriptoArte ovvero un modo diverso di fare arte collegato alla blockchain e alle criptovalute. Di fatto si tratta di arte digitale, diversamente dalla quella fisica certificata è venduta attraverso la tecnologia blockchain.

Attraverso la CriptoArte le persone possono comprare opere d’arte digitali e pagarle con le criptovalute. Si tratta di un nuovo modo di interpretare il mercato dell’arte tradizionale: l’arte digitale per certi aspetti mantiene le caratteristiche dell’arte tradizionale. 

Gli aspetti fondamentali mantenuti sono l’autenticità, poiché ciascun lavoro d’arte è unico e viene registrato sulla blockchain. Ciò che differenzia l’arte digitale dell’arte tradizionale è la velocità dello scambio di opere tra i soggetti, non essendoci intermediari si garantisce un processo veloce e sicuro.

Inoltre come nell’arte tradizionale è opportuno far riferimento al valore delle opere, non è facile sempre stabilire una corretta quotazione dell’opera digitale perché il valore delle criptovalute è soggetto ad un’alta volatilità. Come nel mondo tradizionale l’artista ha un ruolo importante e deve cercare di far parte di gallerie d’arte digitali riconosciute. Gli appassionati d’arte arrivano a pagare cifre molto elevate per aggiudicarsi un’immagine digitale che a differenza di quella tradizionale non si può appendere in uno studio in casa in ufficio e non si può toccare con mano; si può però guardare sullo smartphone sul computer o avere una cornice digitale di NFT.

L’età media dei consumatori di questa arte digitale è sicuramente più bassa rispetto a quella del mercato tradizionale Questo non significa che il mondo della CriptoArte è un mondo solo per giovani, ma semplicemente ci vorrà più tempo per raggiungere tutte le varie fasce di età. 

Ma cosa dà davvero valore a queste opere d’arte? Essere disposti a pagare un prezzo per avere questo. Credere che dietro c’è un mercato e che i prezzi possono salire.

Anche il mondo dello sport si sta adeguando al fenomeno degli NFT.

I collezionisti possono comprare brevi clip con le azioni migliori dei loro calciatori preferiti

Il mondo del GAMING e del FASHION: è possibile acquistare prodotti virtuali all’interno dei videogiochi, personaggi, animali, piante e arredamento. Ci si collega al mondo della moda che permette di acquistare brand di lusso per vestire i propri personaggi all’interno dei giochi. Si pensi solamente a Gucci che ha iniziato a vendere sneakers virtuali. Le sneakers virtuali nascono per essere condivise in post social o nel mondo del gaming.

In sostanza possono essere venduti come NFT abiti, accessori, sneakes, oggetti di design e arte.

Come funziona a livello fiscale la compravendita di NFT?

Ancora una volta, come già accade per altri strumenti, il mondo fiscale non è al passo con il mondo digitale e non vi è una vera e propria normativa che regolamenta gli NFT. Gli NFT non sono paragonabili alle criptovalute, che come sappiamo hanno una loro tassazione.

Ci si interroga se ad esempio la Cripto Arte possa essere paragonata all’arte tradizionale, che però presuppone il requisito della materialità e dell’originale creazione, e se vi sono gli obblighi di monitoraggio fiscale. Si ricorda che nel quadro RW vanno indicate le opere d’arte possedute all’estero. Le collezioni non sono soggette né ad Ivie né ad Ivafe in quanto, ovviamente, non si tratta né di immobili, né di prodotti finanziari.

E’ opportuno fare riferimento a tre figure (almeno per quanto riguarda l’arte):

  1. il mercante d’arte: colui che professionalmente e abitualmente svolge un attività finalizzata al commercio d’arte. E’ tenuto ad aprire una partita iva.
  2. lo speculatore: colui che acquista e vende arte occasionalmente al solo fine della speculazione. Non avendo un’attività professionale organizzata non è soggetto ad aprire una partita iva, ma dovrà dichiarare i suoi redditi nei cd. redditi diversi.
  3. il collezionista: soggetto animato da uno spirito culturale che acquista opere d’arte per incrementare la propria collezione e godere della bellezza delle opere acquistate. In caso di cessione delle opere acquistate il fine è il diletto e non il profitto. Non è soggetto a tassazione.

Purtroppo ad oggi non vi è ancora una normativa di riferimento, ma siamo certi che il Legislatore provvederà quanto prima a fornire le indicazioni necessarie.

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