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Che cos’è un CFD?

I CFD (acronimo di Contracts For Difference, cioè contratti per differenza) sono degli strumenti finanziari derivati, il cui prezzo deriva dal valore di altre tipologie di strumenti, che possono essere azioni, valute, metalli preziosi o altro, detti sottostanti.

Sono scommesse sull’andamento di un’attività finanziaria. Essi copiano l’andamento dei sottostanti e pertanto, vengono utilizzati da venditori e acquirenti per scambiare denaro, in alternativa allo scambio fisico delle attività finanziarie sottostanti stesse.  In questo modo, questi contratti permettono di fare trading su azioni, forex, indici e materie prime senza bisogno di dover realmente comprare o vendere le attività stesse, o investire il capitale necessario per l’acquisto del sottostante.
Acquistare un CFD non comporta l’esborso di denaro, ma è un contratto che impegna l’acquirente a pagare o a riscuotere alla scadenza del contratto stesso, un differenziale attivo o passivo legato al valore del sottostante.

Come si considerano a livello fiscale?

Per comodità i CFD  hanno un prezzo quotato pari al valore del sottostante, ma il valore di mercato o valore patrimoniale del contratto è inizialmente zero, perché il contratto prevede un payout del differenziale ovvero: [Prezzo del sottostante alla chiusura – Prezzo del sottostante all’apertura].

Secondo la European Securities and Markets Authority un CFD:

“è un accordo tra acquirente e venditore finalizzato a scambiare la differenza tra il valore attuale di un determinato bene e il valore del bene al momento della conclusione del contratto”.
(Cfr European Securities and Markets Authority )

Per “acquistare” (o meglio, aprire, dato che non c’è una uscita finanziaria) una posizione CFD: è necessario avere sul conto una somma a titolo di garanzia (il margine), che potrebbe essere tra il 10% e il 20% del valore del sottostante .

Come riporta Borsa Italiana:

“con l’acquisto del CFD inoltre non si ottiene la proprietà del sottostante ma si crea una posizione sintetica che replica l’andamento del sottostante stesso che può essere rappresentato da azioni, indici, valute e commodities“.
(Cfr: Borsa Italiana, CFD: Contract for Difference)


Esempio:

Deposito: 1.000 EUR 

Con questo deposito si può aprire una posizione CFD su una azione XYZ che replica l'andamento di 1 titolo del prezzo di EUR 5.000 ciascuno.
A questo punto il valore del conto è sempre EUR 1.000 (EUR 1.000 del deposito e EUR zero il valore del CFD). 

Dopo 20 giorni, il titolo XYZ è salito del 10%. Il sottostante del CFD di XYZ vale quindi EUR 1.100, 
e il valore patrimoniale del conto è salito a EUR 1.500 (EUR 1.000 del deposito e EUR 500 il valore teorico del CFD).
In effetti se il cliente chiudesse il contratto riceverebbe EUR 500.

RENDIMENTO = [PREZZO SOTTOSTANTE ALLA CHIUSURA - PREZZO SOTTOSTANTE ALL'APERTURA]

RENDIMENTO = [5.500 - 5.000] = 500 EUR

Come si compila il quadro RW?

Al fine di semplificare gli adempimenti dei contribuenti, a partire dal 2013, la Circolare dell’Agenzia delle Entrate n. 38/2013 precisa che sarà sufficiente compilare un unico quadro della dichiarazione dei redditi per assolvere sia gli obblighi di monitoraggio sia di liquidazione dell’imposta IVAFE.

VALORIZZAZIONE DEGLI INVESTIMENTI E DELLE ATTIVITA’ DI NATURA FINANZIARIA
…Per l’individuazione del valore dei prodotti finanziari devono essere adottati gli stessi criteri validi ai fini dell’IVAFE. pertanto, il valore è pari al valore di quotazione rilevato al 31 dicembre o al termine del periodo di detenzione. per i titoli non negoziati in mercati regolamentati e, comunque, nei casi in cui i prodotti finanziari quotate siano state escluse dalla negoziazione si deve far riferimento al valore nominale o, in mancanza, al valore di rimborso, anche se rideterminato ufficialmente…”
(Cfr -Istruzioni per la compilazione Redditi PF 2022 – Fasciolo 2 – pag.46)

Qual’è il valore nominale di un CFD?

Partiamo dalla definizione del valore nominale. Il valore nominale, o valore facciale, face value:

il valore nominale, o facciale, è indicato sul titolo stesso o nei documenti di emissione

 

Borsa Italiana definisce così il valore nominale:

“Per le azioni è la frazione di capitale sociale rappresentata da un’azione. Per le obbligazioni è l’importo su cui si calcolano gli interessi.
Il valore nominale rimane invariato nel tempo e non è influenzato dalla situazione patrimoniale dell’emittente.
Nel caso delle azioni può essere modificato solo mediante una delibera di modifica dell’atto costitutivo con conseguente frazionamento o raggruppamento di azioni.
Il valore nominale non coincide necessariamente né con il valore di emissione, né con il valore di mercato del titolo.”

(Cfr –valore nominale, BorsaItaliana).

 

Borsa Italiana definisce il valore nominale per azioni e obbligazioni, ma non per contratti derivati. E’ però utile leggere che il valore nominale rimane invariato nel tempo: non può quindi essere il valore di mercato.

Se il valore nominale dell’azione è quello facciale, rappresentato dal capitale sociale diviso per il numero di azioni, quale potrà essere il valore nominale del CFD sull’azione? Il valore nominale del CFD potrebbe assumere lo stesso valore nominale del suo sottostante? Questa ipotesi riscontra un problema nel caso di operazioni short (vendita allo scoperto), quando l’investitore scommette al ribasso. In questo caso, seguendo la logica del valore ereditato dall’azione, il CFD dovrebbe assumere un valore nominale negativo!
E se il CFD, per le sue caratteristiche (assenza di flussi di cassa iniziali), non avesse un valore nominale?

L’Organismo Italiano di Contabilità chiarisce la definizione per i derivati:

“Uno strumento finanziario derivato presenta solitamente un valore nominale (un importo in valuta, un numero di azioni, un numero di unità di peso o di volume o altre unità specificate nel contratto).
L’interazione del valore nominale e della variabile sottostante concorre a determinare l’ammontare del regolamento dello strumento finanziario derivato. Alternativamente, uno strumento finanziario derivato potrebbe richiedere un pagamento fisso o il pagamento di un importo che può variare (ma non proporzionalmente alla variazione dello strumento sottostante) come risultato di un evento futuro che non è collegato ad un importo nominale. È anche possibile il caso di strumenti finanziari derivati che non abbiano né il valore nominale né la previsione di pagamento. È l’esempio di uno strumento derivato finanziario in cui le parti concordano di fissare il tasso di cambio di una valuta rispetto ad un’altra e in cui l’ammontare di valuta da convertire è legato ai volumi di vendita della società. In questo caso sono presenti due variabili sottostanti una finanziaria (tasso di cambio) e una non finanziaria (volume delle vendite). “

(Cfr –Organismo Italiano di Contabilità: Principi Contabili. Strumenti finanziari derivati. Pag.32 Appendice A, A.2.).

 

Il valore nominale per i derivati è quindi la parte non variabile (“un numero di azioni, un numero di unità“), che moltiplicato per la variabile sottostante concorre a determinare l’ammontare del regolamento.
L’OIC approfondisce, esplicitando che per alcuni derivati non ci è nessun valore nominale:  “È anche possibile il caso di strumenti finanziari derivati che non abbiano né il valore nominale né la previsione di pagamento“. L’esempio fatto per un currency swap è analogo al nostro contratto CFD in quanto non c’è nessun pagamento iniziale e il pagamento finale sarà il risultato della differenza tra due prezzi.

 

Nei contratti CFD il valore teorico è determinato dalla formula [NUMERO DI CONTRATTI x (PREZZO SOTTOSTANTE ALLA CHIUSURA – PREZZO SOTTOSTANTE ALL’APERTURA)].
Abbiamo definito che all’apertura del contratto il valore nominale è sempre zero, e alla chiusura del contratto il valore teorico, o economico è uguale al differenziale di prezzo realizzato dall’investitore (guadagno o perdita).

Essendoci un regolamento in contanti alla scadenza del contratto CFD, possiamo quindi utilizzare la giacenza della liquidità del conto per determinare gli importi da inserire in quadro RW.

Dall’esempio sopra riportato si inserisce come valore iniziale il primo deposito in EURO pari a 1.000 (colonna 7) e 1.500 come valore finale (cash 1000 + plusvalenza 500) – colonna 8.

cfd

Come vengono usati i CFD?

Lo scambio di denaro avviene sulla base della variazione di prezzo dell’attività sottostante, nel lasso di tempo che va dall’apertura della posizione alla sua chiusura. La correlazione tra il prezzo del sottostante e quello del derivato può essere sia positiva che negativa in base a ciò che viene prestabilito. Generalmente, quando il prezzo del sottostante aumenta, aumenta anche quello del derivato e la parte acquirente realizza un guadagno e il venditore una perdita, viceversa quando il prezzo del sottostante diminuisce, diminuisce anche quello del derivato e il venditore realizza un guadagno e l’acquirente una perdita. 

I CFD possono essere usati insieme alla leva finanziaria, moltiplicando così la variazione e di conseguenza, i profitti o le perdite. Inoltre, possono essere utilizzati sia in posizioni long, traendo vantaggio dal rialzo del sottostante, sia in posizioni short, traendo vantaggio dal ribasso del sottostante, e si possono accompagnare anche a una strategia di stop loss o take profit.

Quali sono i costi dei CFD?

I CFD presentano una struttura e dei costi diversi rispetto agli altri strumenti finanziari: sono quotidiani e applicati di solito a un tasso d’interesse precedentemente accordato. Non ci sono contratti standard per i CFD e ogni società può determinare i suoi anche se tutti tendono ad avere alcuni punti in comune. I contratti per differenza sono prodotti over the counter, ovvero scambiati su mercati non regolamentati, in cui la negoziazione si svolge al di fuori dei circuiti borsistici ufficiali. Solitamente sono gestiti da broker o intermediari finanziari conosciuti come gestori di CFD. 

Chi investe in CFD deve rispettare un certo tasso di margine iniziale. Questo permette di ottenere un’esposizione totale sui mercati senza aver bisogno di investire tutto il capitale che servirebbe normalmente, ma solo una frazione di esso. Questo può amplificare sia i profitti sia le perdite. In aggiunta, nelle posizioni caratterizzate da leva finanziaria, i casi di ribasso possono esporre il compratore a una richiesta di integrazione (margin call), ovvero una misura utilizzata per evitare che il conto di trading vada in rosso, che può comportare la chiusura di una o più posizioni sul conto nel caso in cui siano totalmente in perdita. Oltre al margine iniziale, il trader deve sottostare anche al margine variabile che rappresenta un costo applicato in base ai prezzi di mercato, quando l’andamento si muove in maniera contraria agli interessi del trader, ma viceversa un guadagno, quando l’andamento si muove in maniera analoga alle sue previsioni.

I CFD sono strumenti speculativi?

In conclusione, i CFD sono sicuramente uno strumento più speculativo che d’investimento, spesso usati da investitori alle prime armi, anche se in realtà sarebbe meglio fossero utilizzati più dai professionisti che dai principianti, essendo strumenti altamente complessi, per via della struttura dei contratti, e a elevata rischiosità. Bisogna sempre tenere a mente, quando si investe in CFD, che non si possiede in realtà lo strumento, azione o altro che sia, sottostante. Inoltre, sono sicuramente più opportuni nel breve periodo rispetto al lungo periodo, visto anche che spesso sono associati ad ulteriori costi quando vengono mantenuti per più di un giorno.


Ecco alcuni Broker che offrono la possibilità di tradare i CFD:

Etoro
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Centro Studi Fiscali Tasse Trading

Aggiornato il 24 ottobre 2023

 
 

 

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