Se hai ricevuto una notifica da Interactive Brokers che ti chiede di compilare il modulo W-8BEN questo articolo ti aiuterà a capire cosa è e come compilarlo
Che cos’è il modulo W-8BEN?
Il modulo W-8BEN (Certificate of Foreign Status of Beneficial Owner for United States Tax Withholding) inviato da Interactive Brokers è una dichiarazione con cui un soggetto certifica di non essere fiscalmente residente negli Stati Uniti. Questo documento permette al contribuente di autocertificare la propria residenza fiscale estera ed evitare che Interactive Brokers applichi una ritenuta del 30% (withholding tax) sui dividendi da azioni o su cedole da obbligazioni.
A chi è rivolto?
Le persone fisiche residenti in Italia che percepiscono compensi da dividendi o cedole da azioni o obbligazioni statunitensi devono compilare questo modulo per evitare che venga applicata la ritenuta del 30% sui compensi ricevuti, come previsto dalla normativa fiscale statunitense. Il modello consente di usufruire dei benefici derivanti dalle convenzioni contro la doppia imposizione tra Italia e Stati Uniti, ottenendo una riduzione della ritenuta fiscale (withholding tax) dal 30% al 15%.
Perché le aziende americane chiedono il form W-8BEN?
Le aziende statunitensi richiedono il modulo per:
Certificare lo status fiscale del prestatore estero;
Evitare di trattenere il 30% di withholding tax sui compensi dovuti.
Senza questo modulo, Interactive Brokers è obbligato per legge a trattenere l’intero 30%. Grazie alla compilazione del W-8BEN, il prestatore può richiedere l’applicazione di una ritenuta ridotta.
Quale tipologia di reddito è soggetta a ritenuta?
Dividendo
Alcune Cedole
Quanto dura il modulo W-8BEN e quando va aggiornato?
Il modulo ha validità per l’anno in cui è firmato e per i tre anni civili successivi. Ad esempio, un modulo firmato il 3 gennaio 2023 sarà valido fino al 31 dicembre 2026. Tuttavia, se le informazioni cambiano, il modulo deve essere aggiornato immediatamente.
Cosa succede se non si compila il modulo per Interactive Brokers?
La mancata compilazione comporta:
L’applicazione automatica della withholding tax al 30%;
La necessità di richiedere un credito d’imposta nel proprio Paese di residenza per evitare la doppia imposizione. Tuttavia, questa procedura è più complessa.
Come compilare il modulo?
Parte I: Dati del beneficiario
La prima parte del modulo richiede i dati del beneficiario effettivo (titolare del conto).
È necessario fornire tutte le informazioni utili per identificare in modo univoco il titolare del conto Interactive Brokers come i dati anagrafici: nome, cognome, indirizzo di residenza, paese di residenza, codice fiscale e data di nascita.
Parte II: Verifica della convenzione contro la doppia imposizione
La seconda sezione del modulo consente di verificare se esiste un accordo contro le doppie imposizioni tra gli Stati Uniti e lo Stato di residenza del beneficiario.
Tale accordo determina la tassazione applicabile sui redditi provenienti dagli USA. Per l’Italia, è in vigore una Convenzione ratificata con la Legge 3 marzo 2009, n. 20.
Nel paragrafo 9 se si è residenti in Italia, si dovrà selezionare “Italia” come Paese di residenza e dichiarare di non essere cittadino statunitense, così da poter beneficiare delle agevolazioni previste dalla convenzione, e quindi di una ritenuta minore.
Il paragrafo 10 per il conto Interactive Brokers non richiede la compilazione.
Parte III: Conferma delle dichiarazioni
In questa sezione del modulo, si confermano le scelte già fatte in precedenza.
Nello specifico, si devono dichiarare i seguenti punti:
La persona indicata è il titolare effettivo dei redditi dichiarati nel modulo.
La persona non è cittadina statunitense.
I redditi non sono derivanti da un’attività imprenditoriale svolta negli Stati Uniti.
La persona è residente in un altro paese, con applicazione degli accordi fiscali internazionali previsti tra i vari Stati.
In caso di operazioni tramite broker o scambi, l’avente diritto è una persona straniera esente da specifiche imposizioni.
Questa conferma ha lo scopo di garantire che tutte le informazioni siano accurate e conformi alle normative fiscali internazionali.
Parte IV: Firma e data
Nell’ultima parte del modulo è necessario apporre la propria firma e la data di compilazione del modulo.
Nel 2025, l’Agenzia delle Entrate invierà almeno tre milioni di lettere ai contribuenti, in base a una convenzione con il Ministero dell’Economia che rimarrà in vigore fino al 2026. L’obiettivo di questa iniziativa è rafforzare la “compliance fiscale“, ossia l’adesione alle regole fiscali da parte di chi non è in regola, ma che ha ancora la possibilità di rimettersi in pari senza incorrere in sanzioni.
Cosa sono le lettere di compliance fiscale?
Le lettere inviate dal Fisco rientrano nella categoria delle cosiddette “lettere di compliance“, che hanno lo scopo di stimolare il pagamento spontaneo delle imposte e l’emersione degli imponibili ai fini Iva. Queste comunicazioni mirano anche a valutare la capacità contributiva di ciascun contribuente. A differenza di altre misure, come il concordato preventivo o le sanatorie, che servono a risolvere debiti fiscali arretrati, le lettere di compliance sono focalizzate sulla correzione degli errori, permettendo ai contribuenti di ottenere sanzioni ridotte.
Nel corso degli anni, l’invio di queste lettere è aumentato notevolmente. Nel 2015 erano state inviate circa 300.000 lettere, con un recupero di 300 milioni di euro, mentre nel 2023 il numero delle comunicazioni è salito a oltre 3 milioni, con un recupero di 4,2 miliardi di euro. Questo dimostra l’efficacia di tali iniziative, che rappresentano una fonte significativa di entrate per l’erario. mettere che ci si aspetta anno 2021
Cosa Aspettarsi per il 2025
Nel 2024 sono state inviate lettere di compliance relative all’anno fiscale 2020. Di conseguenza, nel 2025 ci si potrebbe aspettare l’invio delle lettere di compliance riferite all’anno fiscale 2021. Questo continuo aumento delle comunicazioni dimostra l’impegno dell’Agenzia delle Entrate nel monitorare la corretta dichiarazione dei redditi e nel garantire che i contribuenti possano regolarizzare eventuali errori, con l’opportunità di beneficiare di sanzioni ridotte, incentivando il pagamento spontaneo delle imposte.
Nel corso degli anni, le lettere inviate dall’Agenzia delle Entrate si sono spesso focalizzate su uno o pochi broker specifici. Ad esempio, ci sono stati anni in cui le comunicazioni riguardavano principalmente broker come Plus500 o Interactive Brokers. Ogni anno, infatti, l’Agenzia delle Entrate individua e invia lettere di compliance a contribuenti che potrebbero non aver dichiarato correttamente i redditi derivanti da specifiche piattaforme di trading.
Per l’anno prossimo, potremmo aspettarci che le lettere si concentrino su broker sempre più diffusi come eToro, conti CFD come Vantage, AvaTrade o XM. che sono sempre più utilizzati per il trading online. Con i recenti sviluppi nel mondo delle crypto, è possibile che vengano inviate lettere di compliance anche per exchange di portata come Binance, Coinbase, Krakene altri ancora. Questi cambiamenti riflettono un’evoluzione costante del mondo del trading e degli investimenti, e l’Agenzia delle Entrate è sempre più attenta a monitorare le transazioni in queste nuove aree per garantire che siano correttamente dichiarate.
A chi sono destinate le lettere?
Le lettere del Fisco raggiungeranno principalmente i contribuenti che non hanno dichiarato tutte le proprie entrate. Questo tipo di comunicazione offre l’opportunità di correggere errori in buona fede senza subire sanzioni.
All’interno dei destinatari di queste lettere, potrebbero rientrare coloro che detengono attività finanziarie all’estero in regime dichiarativo. Tra questi, potrebbero esserci:
Coloro che non hanno dichiarato i redditi derivanti da attività di trading.
Coloro che non hanno dichiarato correttamente il quadro RW (monitoraggio fiscale) per le attività finanziarie detenute all’estero.
Per ulteriori dettagli sulla dichiarazione dei conti trading, ti invitiamo a leggere il nostro approfondimento su come dichiarare il conto trading.
Cosa fare se ricevi una lettera di compliance?
Se hai ricevuto una lettera di compliance, non preoccuparti. L’Agenzia delle Entrate consente sempre di regolarizzare la propria posizione per errori commessi in buona fede, applicando sanzioni ridotte, se la correzione viene effettuata entro i termini stabiliti.
Per correggere la tua posizione, dovrai presentare una dichiarazione integrativa, includendo, oltre ai redditi già dichiarati, gli investimenti e le attività finanziarie detenute all’estero. Le informazioni devono essere riportate nel quadro RW del modello dichiarativo, mentre i redditi di fonte estera, come interessi, dividendi, plusvalenze e altri proventi derivanti da tali attività estere, devono essere indicati nei quadri corrispondenti (RL, RM, e RT).
Al momento della presentazione della dichiarazione integrativa, sarà necessario versare le imposte maggiorate, insieme agli interessi e alla sanzione ridotta. La sanzione applicata sarà ridotta a un sesto della misura minima, che, nel caso di dichiarazione infedele, corrisponderà al 15% dell’imposta maggiorata, come stabilito dall’articolo 13 del Decreto Legislativo 18 dicembre 1997, n. 472, relativo al ravvedimento operoso
Come consultare la tua situazione sul sito dell’Agenzia delle Entrate
Le comunicazioni inviate dal Fisco offrono ai contribuenti l’opportunità di regolarizzare la propria posizione attraverso il ravvedimento operoso, che consente di sanare le anomalie pagando sanzioni ridotte. Per verificare la propria situazione, i destinatari delle lettere possono accedere al Cassetto Fiscale sul portale dell’Agenzia delle Entrate. Qui troveranno tutte le informazioni utili per correggere eventuali errori e mettersi in regola con il Fisco.
In sintesi, se hai ricevuto una lettera di compliance, è importante agire tempestivamente per correggere gli errori e beneficiare delle sanzioni ridotte previste.
Non preoccuparti, Tasse Trading è al tuo fianco!
Se hai ricevuto una lettera di compliance dall’Agenzia delle Entrate, non farti prendere dal panico. Tasse Trading Srl è qui per aiutarti a sanare la tua posizione in modo rapido e professionale. Grazie ai nostri strumenti avanzati, siamo in grado di elaborare i tuoi dati finanziari e fornirti un facsimile del Modello Redditi precompilato, indispensabile per regolarizzare la tua posizione fiscale. Inoltre, ti consegneremo un report dettagliato dei calcoli effettuati, garantendo la massima trasparenza e affidabilità.
Ma non finisce qui: con i nostri modelli precompilati potrai affidarti ai nostri commercialisti affiliati, che si occuperanno di correggere eventuali errori nella dichiarazione, calcolare le imposte, sanzione e interessi dovuti e gestire i il versamento tramite F24.
Criptovalute e Fisco: Aliquota Ridotta al 12,5%? Cosa Sapere per l’istanza di Rimborso
Le criptovalute sono al centro di un acceso dibattito fiscale. La Legge di Bilancio 2023 ha introdotto importanti cambiamenti in tema di crypto, ma una presunta ambiguità normativa ha sollevato la possibilità che l’aliquota applicabile sia quella ridotta del 12,5% anziché il 26% sulle criptoattivià. Questo potrebbe aprire la strada a richieste di rimborso per i contribuenti che hanno già versato più del dovuto.
La Falla nella Normativa: Aliquota 12,5% o 26%?
Secondo l’interpretazione di alcuni esperti, le criptovalute rientrano tra gli strumenti finanziari indicati dall’Articolo 67 del TUIR, per i quali è prevista un’aliquota del 12,5%. Tuttavia, la Circolare dell’Agenzia delle Entrate del 27 ottobre 2023 chiarisce che sui redditi derivanti dalle criptoattività si deve applicare l’aliquota del 26%.
Questa apparente contraddizione potrebbe offrire ai contribuenti l’opportunità di richiedere un rimborso per la differenza del 13,5% di quanto versato. Per approfondire tutti i dettagli normativi su questa falla e comprendere meglio la situazione, puoi consultare il nostro articolo dedicato: Scopri di più sulla tassazione delle criptoattività e l’aliquota del 12,5%.
Dichiarazione 2023: È Possibile Applicare l’Aliquota del 12,5%?
No, al momento non è possibile applicare il 12,5% sui redditi da criptoattività. Come indicato nella Circolare del 27 ottobre 2023 e nelle istruzioni ufficiali dell’Agenzia delle Entrate, l’aliquota applicabile è fissata al 26%. Inoltre, gli stessi software dell’Agenzia delle Entrate non consentono di dichiarare un’aliquota diversa. Pertanto, qualsiasi tentativo di applicare il 12,5% comporterebbe inevitabilmente problemi di conformità
Il Rimborso è Garantito? Ecco Cosa Sapere
No, il rimborso non è garantito. Se l’Agenzia delle Entrate non risponde entro 90 giorni dalla presentazione dell’istanza di rimborso, si forma il cosiddetto “silenzio-rifiuto”. In questo caso, è necessario avviare un contenzioso legale contro l’Agenzia delle Entrate.
Solo in caso di contenzioso è importante considerare che potresti dover affrontare spese legali, pertanto, prima di procedere, valuta attentamente i costi e i benefici con un esperto.
Hai Versato il 26%? Scopri Come Richiedere il Rimborso per le Cripto
Se hai già versato l’aliquota del 26% sui redditi da criptoattività, hai diritto di presentare un’istanza di rimborso. È importante sapere che la normativa consente di richiedere il rimborso entro 4 anni dal pagamento
Come Presentare l’Istanza di Rimborso Cripto
Verifica dei Dati nella Dichiarazione:
Se hai realizzato minusvalenze: Non è necessario richiedere il rimborso.
Se hai superato la soglia di 2.000 euro in plusvalenze e hai versato l’imposta del 26%: Hai diritto al rimborso. Tuttavia, tieni presente che la presentazione dell’istanza potrebbe richiedere tempo e comportare delle spese legali in caso di contenzioso. È importante valutare attentamente tutti i costi e benefici, preferibilmente con il supporto di un esperto.
Preparazione della Documentazione Necessaria:
Modello Redditi PF con la distinta di presentazione.
Ricevuta del pagamento effettuato tramite F24, utilizzando il codice tributo 1715 (plusvalenze cripto).
Compila l’Istanza di Rimborso Cripto: Specifica l’importo da recuperare (pari al 13,5% delle imposte versate) e allega i documenti richiesti.
Invia la Richiesta all’Agenzia delle Entrate: Puoi presentare l’istanza tramite PEC oppure consegnarla fisicamente presso gli uffici competenti dell’Agenzia delle Entrate.
Discrepanze Fiscali sulle Cripto-Attività: Aliquota al 12,5% o al 26%?
La tassazione delle plusvalenze generate da criptovalute in Italia è soggetta a un’aliquota diversa rispetto a quella standard applicata ad altri redditi finanziari. Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore (link), l’aliquota sulle plusvalenze cripto sarebbe fissata al 12,5%, anziché al 26% applicato invece ai guadagni derivanti da altre forme di investimento finanziario.
Questa differenza è motivo di confusione per i contribuenti a causa di un disallineamento tra la normativa fiscale e le direttive pratiche fornite dall’Agenzia delle Entrate. Tale situazione rischia di generare un pagamento di imposte superiore al dovuto. Per i contribuenti che hanno già versato un’aliquota del 26%, esiste tuttavia la possibilità di richiedere il rimborso dell’importo eccedente, così da adeguare l’imposta effettiva a quella stabilita dalla normativa.
La Base Normativa della Tassazione sulle Criptovalute
L’Articolo 67 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR) è il principale riferimento per definire la categoria dei “redditi diversi“, che include diverse tipologie di plusvalenze finanziarie, tra cui i guadagni ottenuti dalle operazioni su criptovalute.
Con la Legge di Bilancio 2023 (Legge 27 dicembre 2022, n. 197), è stata introdotta la nuova voce “c-sexies“, specificamente dedicata ai redditi derivanti da cripto-attività. Questa nuova classificazione chiarisce che le plusvalenze da criptovalute vengono trattate separatamente rispetto ad altre plusvalenze finanziarie.
La voce “c-sexies” recita:
“Le plusvalenze e altri proventi realizzati mediante rimborso o cessione a titolo oneroso, permuta o detenzione di cripto-attività, se il guadagno complessivo supera i 2.000 euro per anno fiscale”
Evoluzione dell’Aliquota sulle Plusvalenze Finanziarie
Il percorso normativo sull’aliquota delle plusvalenze chiarisce perché per le cripto-attività si mantenga un’aliquota ridotta. Originariamente, il Decreto Legislativo 21 novembre 1997, n. 461, fissava l’imposta sostitutiva per le plusvalenze al 12,5%. Con il tempo, questa è stata aumentata per alcune tipologie di redditi:
2011: Incremento al 20% per alcune plusvalenze finanziarie (DL 138/2011).
2014: Ulteriore aumento al 26% (DL 66/2014).
Tuttavia, questi incrementi si applicano solo alle categorie di redditi da “c-bis” a “c-quinquies” dell’Articolo 67 del TUIR, escludendo la nuova categoria “c-sexies” che include le cripto-attività. Di conseguenza, le plusvalenze da criptovalute continuano a rientrare nella fascia del 12,5%, nonostante alcune interpretazioni più recenti dell’Agenzia delle Entrate.
La conseguenza è che fino a nuove disposizione del legislatore, la tassazione sulle plusvalenze finanziarie è la seguente:
L’Aliquota del 26% e la Possibilità di Richiedere un Rimborso
Si evidenzia, quindi, un chiaro disallineamento tra la normativa attuale e le informazioni trasmesse ai contribuenti dall’Agenzia delle Entrate. Nonostante la legge sembri indicare diversamente, l’Agenzia ha comunicato, attraverso la circolare del 27 ottobre 2023, le istruzioni di compilazione del modello redditi e i software ufficiali, l’applicazione dell’aliquota del 26% per le plusvalenze da cripto-attività oltre la soglia dei 2.000 euro.
Pertanto, i contribuenti che hanno dichiarato e tassato i guadagni da cripto-attività al 26% non hanno commesso alcun errore, avendo seguito le indicazioni ufficiali fornite dall’Agenzia stessa.
Adesso, chi ha versato il 26% sui redditi da cripto-attività avrà la possibilità di richiedere un rimborso per la parte eccedente attraverso un’Istanza di rimborso.
Tasse Trading Srl: Supporto per la Dichiarazione e Richiesta di Rimborsi
In conclusione, i contribuenti che hanno applicato l’aliquota del 26% sui guadagni da cripto-attività non devono affrettarsi. L’Agenzia delle Entrate permette infatti di richiedere il rimborso per la parte eccedente con un’istanza valida per un periodo di 4 anni. Questo ampio margine temporale offre la possibilità di agire con calma e sicurezza.
Tasse Trading sta collaborando attivamente con esperti fiscali e legali per analizzare ogni dettaglio della normativa, così da fornire ai contribuenti tutta l’assistenza necessaria per attivarsi consapevolmente. Per approfondire tutti i dettagli sulla richiesta di rimborso e comprendere meglio la procedura, puoi consultare il nostro articolo dedicato: Scopri di più sulla richiesta di rimborso e le relative modalità.
Guida Completa alla Partita IVA per il Trading in Italia
Con l’aumento delle persone che scelgono il trading online come attività principale o aggiuntiva, si pone spesso la domanda: serve aprire una Partita IVA per fare trading in Italia? La risposta dipende dal tipo di attività svolta e dal volume delle operazioni. In questa guida, analizzeremo quando è necessario aprire una Partita IVA, quali sono i regimi fiscali disponibili e come scegliere il corretto codice ATECO. Vedremo inoltre le imposte applicabili alle attività di trading e l’importanza di scegliere un broker adatto che supporti la gestione fiscale.
Partita IVA per il Trading: È Obbligatoria?
La necessità di aprire una Partita IVA per il trading dipende dal grado di continuità e professionalità con cui viene svolta l’attività. Per chi effettua operazioni di trading in modo occasionale e senza organizzazione strutturata, non è richiesto l’obbligo di Partita IVA: è possibile operare come persona fisica, senza particolari obblighi fiscali. Al contrario, chi opera come trader professionale, con una continuità elevata e con volumi di operazioni significativi, è considerato un imprenditore, e deve quindi aprire una Partita IVA per regolarizzare i guadagni.
Scegliere il Codice ATECO Corretto
Una volta deciso di aprire la Partita IVA per il trading, è fondamentale scegliere il codice ATECO appropriato, che identifica l’attività svolta. I codici più usati per i trader professionali sono:
66.22.04 – “Attività di consulenza in materia di investimenti finanziari”: comunemente usato per trader individuali.
66.19.21 – “Attività di intermediazione di prodotti finanziari esclusi i fondi comuni di investimento”: scelto da chi opera come intermediario.
Questi codici ATECO definiscono anche la categoria previdenziale a cui si è soggetti e permettono di identificare le corrette aliquote per la tassazione, oltre a eventuali agevolazioni fiscali.
Regimi Fiscali per i Trader: Regime Forfettario e Regime Ordinario
Regime Forfettario: Semplicità e Aliquote Ridotte
Il regime forfettario è un’opzione interessante per i trader che desiderano una gestione fiscale semplificata e che rispettano alcuni requisiti specifici. Questo regime prevede un’aliquota agevolata del 15% (ridotta al 5% per i primi cinque anni in presenza di determinate condizioni) applicata su una base imponibile determinata in percentuale. Per i codici ATECO del trading, il coefficiente di redditività è del 78%, quindi solo il 78% dei ricavi sarà tassato.
Per poter aderire al regime forfettario, bisogna rispettare i seguenti requisiti:
Un fatturato annuale inferiore a 85.000 euro.
Spese per collaboratori non superiori a 20.000 euro annui.
Questo regime elimina l’obbligo di versare l’IVA e semplifica la gestione delle imposte, rendendolo particolarmente vantaggioso per i nuovi trader o per chi mantiene un volume d’affari contenuto.
Regime Ordinario: Adatto ai Trader con Fatturati Elevati
Chi supera i limiti di fatturato previsti per il regime forfettario o preferisce gestire le proprie imposte con aliquote progressive, può optare per il regime ordinario. In questo regime, l’aliquota IRPEF varia in base al reddito e si applicano le imposte su tutta la base imponibile, senza coefficiente di redditività. Questo regime è più complesso, poiché richiede una contabilità ordinaria e l’applicazione dell’IVA, ma è ideale per chi ha un alto volume di affari.
Tassazione su Plusvalenze e Minusvalenze nel Trading
Un altro elemento chiave per i trader è la gestione di plusvalenze e minusvalenze. Le plusvalenze, ovvero i guadagni ottenuti da operazioni di trading, sono tassate con un’aliquota del 26%. Al contrario, le minusvalenze possono essere riportate negli anni successivi e utilizzate per compensare eventuali future plusvalenze, riducendo così l’impatto fiscale complessivo.
IVAFE: L’Imposta per i Conti di Trading all’Estero
Per i trader con conti presso broker esteri, è prevista l’IVAFE (Imposta sul Valore delle Attività Finanziarie detenute all’Estero), applicata sul valore delle attività estere con un’aliquota dello 0,2%. Questa imposta va inclusa nella dichiarazione dei redditi annuale e si applica ai conti con un saldo medio annuo superiore alla soglia di esenzione. I trader devono prestare attenzione a includere l’IVAFE per evitare sanzioni da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Regime Amministrato e Dichiarativo: Scegliere il Broker Giusto
La scelta del broker può influire significativamente sulla gestione fiscale. Esistono due modalità principali di gestione fiscale per il trading:
Regime Amministrato: Il broker, operando come sostituto d’imposta, applica direttamente le imposte sui guadagni del trader. Questo regime è offerto da broker italiani che trattengono le imposte alla fonte, rendendo la gestione fiscale molto semplice per il trader.
Regime Dichiarativo: In questo regime, il trader deve calcolare e dichiarare autonomamente le imposte sui guadagni, registrando plusvalenze e minusvalenze nei quadri RT, RM e RL della dichiarazione dei redditi. Broker come Degiro offrono report dettagliati per agevolare la compilazione della dichiarazione.
Conclusione
Per chi intende fare del trading un’attività professionale in Italia, l’apertura di una Partita IVA e la scelta di un codice ATECO corretto sono essenziali per operare in modo conforme alle norme fiscali. Il regime forfettario rappresenta una scelta vantaggiosa per chi è all’inizio e cerca un’aliquota ridotta con una gestione semplificata. Per coloro che superano i limiti previsti dal forfettario, il regime ordinario diventa l’opzione più adatta, benché richieda una gestione fiscale più complessa.
Scegliere il broker che offra supporto fiscale adeguato è infine cruciale per semplificare la gestione degli obblighi tributari, specialmente per chi opta per il regime dichiarativo. Con una corretta pianificazione e la scelta del regime fiscale più adatto, il trading può diventare un’attività redditizia e sostenibile nel rispetto delle normative italiane.
Come funziona la fiscalità di Interactive Brokers ?
Interactive Brokers è una piattaforma di trading online fondata nel 1978 con sede a Greenwich, Connecticut. L’attività di Interactive Brokers si estende a oltre 150 mercati in tutto il mondo.
La società è regolamentata dal SEC, la Securities and Exchange Commission, e dal CFTC, la Commodity Futures Trading Commission, oltre ad essere quotata al Nasdaq.
Inoltre, fa parte di NYSE, FINRA e Securities Investor Protection Corporation.
Per i clienti italiani e i clienti residenti nell’area dell’Europa occidentale, la società opera attraverso Interactive Brokers Ireland, regolata dalla Central Bank of Ireland.
Dichiarazione e tasse di IBKR
Il conto Interactive Brokers siccome è un conto deposito estero va sempre dichiarato nella dichiarazione dei redditi
Non vi sono soglie minime sotto le quali non dichiarare, è obbligatorio farlo anche se in perdita o se è stato effettuato un solo deposito.
Occorre quindi sempre compilare il quadro RW; inoltre, potrebbe essere dovuta l’IVAFE.
Altri quadri che occorre compilare possono essere l’RL, l’RM e l’RT.
Quali sono le tasse che potrebbero essere dovute sul conto IBKR?
26% su plusvalenze da azioni, opzioni, futures, cfd, forex e valuta
26% su interessi a credito, dividendi e ETF armonizzati
dal 23% al 43% per ETF non armonizzati
0.2% imposta IVAFE
Le imposte si pagano sul netto delle plusvalenze e minusvalenze realizzate. Per realizzare una plusvalenza (prezzo di vendita > prezzo di acquisto) è necessario chiudere la posizione aperta
Interactive Brokers commissioni e costi
Interactive Brokers offre due tipi di piani di commissione, uno fisso e uno a livelli. I piani a commissione fissa includono una tariffa fissa per contratto che include tutte le commissioni. Invece, il piano di costi a livelli fornisce commissioni basseche diminuiscono all’aumentare del volume, ma include anche commissioni di borsa, di regolamentazione e di compensazione.
Piattaforme di trading di Interactive Brokers
Le piattaforme con cui dedicarsi al trading con Interactive Brokers sono:
ProRealTime
Client Portal
Trader Workstation
IBKR Mobile
Global Trader
API IBKR
Strumenti finanziari di IBKR
IBKR fornisce a trader istituzionali e professionali accesso diretto a servizi di esecuzione delle negoziazioni e di compensazione su un’ampia gamma di prodotti su scala globale, fra cui :
Azioni ed ETF
Opzioni
Futures e opzioni su futures
Valute Spot
Obbligazioni
Fondi Comuni
Hedge fund
CFDs
Criptovalute
Con Interactive Brokers i clienti possono operare scegliendo tra i diversi prodotti utilizzando un unico conto e con commissioni competitive.
No, purtroppo l’estratto conto non èadatto alla dichiarazione. Occorre effettuare l’elaborazione fiscale dei movimenti per poter inserire ogni voce al posto corretto e non rischiare errori con le conseguenti sanzioni da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Le definizioni diseguito riportate sono state elaborate sulla base delle informazioni rinvenibili in dottrina e nei documenti e siti delle Autorità regolamentari (Banca d’Italia e Consob) e delle organizzazioni sovranazionali (UE e OCSE) e non assumono alcuna valenza giuridica ai fini in esame.
CASP (Crypto-Assets Service Providers)
Fornitori di servizi di cripto-attività.
Contratti per differenza (contracts for difference, CFD)
Strumenti derivati (diversi da opzioni, future e swap) nei quali l’acquirente e il venditore si scambiano la differenza tra il valore corrente di un determinato sottostante e il valore che lo stesso sottostante aveva al momento della stipula del contratto. Alla sottoscrizione del contratto, l’acquirente corrisponde solo una parte della liquidità necessaria per investire nel sottostante (“margine”), che viene poi aumentato se necessario sulla base dell’andamento del sottostante. I CFD sono prodotti complessi, a leva e negoziati fuori dai mercati regolamentati, utilizzati di solito a fini speculativi.
Distributed ledger technology (DLT)
L’articolo 8-ter, comma 1, del decreto legge 14 dicembre 2018, n. 135 definisce “tecnologie basate su registri distribuiti” «le tecnologie e i protocolli informatici che usano un registro condiviso, distribuito, replicabile, accessibile simultaneamente, architetturalmente decentralizzato su basi crittografiche, tali da consentire la registrazione, la convalida, l’aggiornamento e l’archiviazione di dati sia in chiaro che ulteriormente protetti da crittografia verificabili da ciascun partecipante, non alterabili e non modificabili».
Il regolamento (UE) 858/2022 all’articolo 2 definisce al punto:
1) la «tecnologia a registro distribuito (DLT)» come «una tecnologia che consente il funzionamento e l’uso dei registri distribuiti»;
2) il «registro distribuito» come un «archivio di informazioni in cui sono registrate le operazioni e che è condiviso da una serie di nodi di rete DLT ed è sincronizzato tra di essi, mediante l’utilizzo di un meccanismo di consenso»;
3) il «meccanismo di consenso» come «le regole e le procedure con cui si raggiunge un accordo, tra i nodi di rete DLT, sulla convalida di
un’operazione»;
4) il «nodo di rete DLT»: un dispositivo o un’applicazione informatica che è parte
di una rete e che detiene una copia completa o parziale delle registrazioni di
tutte le operazioni eseguite tramite il registro distribuito.
«Le DLT – Distributed Ledger Technology – hanno a disposizione diversi meccanismi di consenso per convalidare qualsiasi nuova operazione o transazione che si verifichi sulla rete. I meccanismi di consenso più comunemente utilizzati sono:
– il sistema “proof-of-work” si basa su equazioni matematiche, solitamente difficili da risolvere ma le cui soluzioni possono essere facilmente
verificate. La soluzione del problema matematico comporta sforzi di calcolo – che si traducono in un elevato consumo di energia, per cui ogni
validatore (chiamato ‘miner’) effettua calcoli per verificare la transazione e condividere i propri risultati con la rete, lavorando su base competitiva, poiché una ricompensa viene accreditata al miner che trova per primo la soluzione. Il sistema proof-of-work viene utilizzato ad esempio con la blockchain Bitcoin, e attualmente con la maggior parte delle DLT;
– il sistema proof-of-stake assegna agli utenti quote di diritti di convalida in base alla partecipazione che hanno nella blockchain. In un sistema di questo tipo, i validatori non sono chiamati miner, ma ‘forger’ o ‘staker’.
Le quote possono essere misurate in modo diverso (quantità di token posseduti, periodo di detenzione, quantità di attività bloccate nella
blockchain come garanzia). I forger o gli staker devono avere una quota minima nella blockchain per poter partecipare al processo di verifica: essi ‘puntano’ (stake) i propri token per avere il diritto di verificare una transazione, e vengono ricompensati da una tassa di transazione o da nuovi token. Non sono quindi necessarie equazioni matematiche per verificare una transazione. Questo rende il processo di verifica molto più efficiente dal punto di vista energetico rispetto a un meccanismo proof of- work». (cfr. OCSE che, in “Taxing Virtual Currencies: An Overview of Tax Treatments and Emerging Tax Policy Issues” del 12 ottobre 2020 – traduzione non ufficiale).
Decentralised finance (Defi)
Un ecosistema emergente di applicazioni e protocolli finanziari costruiti mediante l’organizzazione di servizi, simili a quelli bancari e finanziari, costruiti su infrastrutture che presuppongono l’assenza di gerarchie, come la blockchain, o comunque meno centralizzati rispetto al sistema bancario.
Ether
Cripto-valuta nativa della blockchain Ethereum.
Hybrid token
Tipologie di token che possono rientrare in una categoria piuttosto che in un’altra. Le singole categorie di token non si escludono a vicenda. Ad esempio dei security token o degli utility token possono anche rientrare nella categoria dei token di pagamento.
Initial Coin Offering (ICO)
Modalità di raccolta del capitale attraverso l’utilizzo della blockchain che prevede l’offerta agli investitori di una quantità determinata di cripto-attività o di token digitali.
Mining
Processo tipico di alcuni protocolli di distributed-ledger, mediante cui le transazioni in cripto-attività vengono verificate e aggiunte al registro delle transazioni da parte di miner che eseguono complessi processi informatici secondo un protocollo di proof of work.
Moneta fiat
Moneta avente corso legale, che viene accettata non per il valore intrinseco del materiale di cui è fatta, ma per decisione (“fiat” ovvero “sia così”) dell’autorità.
OAM
“Organismo Agenti e Mediatori” per la gestione degli elenchi degli agenti in attività finanziaria e dei mediatori creditizi, ai sensi dell’articolo 128-undecies del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385 (TUB).
Stablecoin
Tipologia di cripto-attività progettata per mantenere ancorata la sua valorizzazione ad un asset o paniere di asset. Ne esistono tipicamente due sottocategorie: 1) assetbacked (e-money token); 2) algorithmic.
Staking
Processo con il quale vengono bloccate le cripto-attività per un determinato periodo di tempo per contribuire a sostenere il funzionamento di una blockchain in cambio di una quota delle commissioni di transazione (cfr. Financial Stability Board (FSB), The Financial Stability Risks of Decentralised Finance, 2023).
Security token
Tipologia di token rappresentativi di diritti economici legati all’andamento dell’iniziativa imprenditoriale (ad esempio, il diritto di partecipare alla distribuzione dei futuri dividendi) e/o di diritti amministrativi (ad esempio diritti di voto su determinate materie).
Smart contract
Programma per elaboratore che opera su tecnologie basate su registri distribuiti e la cui esecuzione vincola automaticamente due o più parti sulla base di effetti predefiniti dalle stesse. Essendo gli smart contract programmi che risiedono all’interno della blockchain e che quindi vengono eseguiti in maniera collettiva e decentralizzata dai nodi della rete, la loro esecuzione viene validata dalla rete blockchain sottostante e la loro affidabilità è connessa anche a quella della blockchain. L’esecuzione di uno smart contract è deterministica e si basa esclusivamente su dati disponibili on-chain.
Questo garantisce che, durante l’esecuzione distribuita del codice dello smart contract, ogni nodo della rete ottenga lo stesso risultato (o output) dato un set di parametri in ingresso (o input) e un determinato stato della blockchain.
Esempi di esecuzione di uno smart contract sono: l’approvazione condizionale di un pagamento tra due utenti (ad esempio, è possibile approvare la transazione di pagamento verso un utente beneficiario se e solo se è passato un determinato lasso temporale); lo scambio di un asset (ad esempio, uno smart contract che implementa un market place di asset collezionabili che possono essere scambiati tra utenti).
Gli smart contract ereditano le proprietà di tracciabilità e immutabilità della blockchain sottostante. In particolare, il codice degli smart contract è registrato all’interno della blockchain stessa e quindi per sua natura non può essere modificato. Questa caratteristica risulta cruciale per definire modelli di sicurezza basati su applicazioni decentralizzate in cui gli utenti hanno la certezza che il codice non venga alterato.
Token
Rappresentazione digitale unitaria di una cripto-attività.
Token fungibili
I token si definiscono fungibilise sono uguali l’uno all’altro. Per essere considerato fungibile, un bene deve appartenere a una medesima categoria come per esempio il grano, il petrolio, il denaro. Una moneta da 2 euro ha esattamente lo stesso valore di un’altra moneta da 2 euro. Analogamente il valore di un bitcoin è identico a quello di un altro bitcoin, nonostante fluttui nel tempo.
Token non fungibili (NFT)
I token non-fungibili hanno la caratteristica di essere unici non sostituibili, non ripetibili e non divisibili. Tra i beni non-fungibili possiamo annoverare quadri, eventi musicali, contratti di vendita di un’automobile e in generale beni o servizi con qualità uniche e irripetibili, poiché esiste solo un originale, quel bene ha una proprietà distintiva che non permette uno scambio con qualcosa di simile.
Si definisce NFT un certificato digitale basato sulla tecnologia blockchain e può essere acquistato e venduto online utilizzando varie valute o altre cripto-attività.
Staking
È un sistema di validazione delle transazioni che, a differenza del mining, è basato sull’impegno di proprie cripto-attività, una quota delle quali è bloccata dallo staker per un determinato periodo di tempo al fine di mantenere le operazioni su un particolare sistema di blockchain (proof-of-stake).
Utility token
Tipologia di token rappresentativi di diritti diversi, legati alla possibilità di utilizzare il prodotto o il servizio che l’emittente intende realizzare (ad esempio, licenza per l’utilizzo di un software ad esito del processo di sviluppo).
Valuta virtuale o crypto-valuta
Species del più ampio genus delle cripto-attività.
Wallet
Applicazione che viene utilizzata per generare, gestire, archiviare o utilizzare chiavi pubbliche e private relative a cripto-attività. Utilizza generalmente la crittografia asimmetrica basata su una coppia di chiavi composta da una chiave pubblica e una privata. L’indirizzo digitale del wallet è una versione codificata crittograficamente dalla chiave pubblica. La chiave privata che l’accompagna viene mantenuta riservata per l’utente.
Gli hosted wallet sono in genere gestiti da un fornitore terzo, quelli unhosted dall’utente. Il fornitore terzo (di wallet) è una società che offre servizi di archiviazione agli investitori in cripto-attività. Questi possono essere collegati online (“hot storage”) o mantenuti offline (“cold storage”)
Hai perso o ti hanno rubato le chiavi di accesso del tuo wallet decentralizzato?
Per chi investe in criptovalute, la gestione fiscale rappresenta un aspetto cruciale, soprattutto considerando la crescente diffusione di Bitcoin, Ethereum e altre cripto-attività. I wallet decentralizzati, strumenti essenziali per conservare questi asset digitali, operano attraverso chiavi private o codici Seed che garantiscono l’accesso esclusivo al contenuto. Ma cosa succede se smarrisci queste chiavi o, peggio, se subisci un furto? Questo scenario solleva numerosi dubbi, soprattutto su come dichiarare le criptovalute inaccessibili nella dichiarazione dei redditi.
La normativa fiscale italiana e la dichiarazione delle criptovalute nel quadro RW
In Italia, la normativa fiscale prevede che tutte le attività finanziarie detenute all’estero, comprese le criptovalute, debbano essere dichiarate nel quadro RW del Modello Redditi. Il quadro RW serve per il monitoraggio fiscale delle attività finanziarie estere e pagamento dell’imposta di bollo, indipendentemente dal valore degli investimenti o dall’effettiva realizzazione di una plusvalenza. Questo obbligo si estende anche alle cripto-attività, poiché, sebbene decentralizzate, sono considerate come attività detenute all’estero.
Tuttavia, esistono delle eccezioni importanti, soprattutto nei casi in cui il contribuente non ha più accesso alle proprie cripto-attività. In situazioni di furto o smarrimento delle chiavi private, la Circolare n. 30/E del 27 ottobre 2023 offre una chiara risposta. Secondo questa circolare, se il contribuente è in grado di dimostrare, tramite una denuncia presso un’autorità di pubblica sicurezza, che le chiavi private sono state smarrite o rubate, non è tenuto a dichiarare nel quadro RW le cripto-attività associate a quel wallet.
Come gestire le cripto-attività rubate o perse nel quadro RT
Un altro aspetto importante della gestione fiscale delle criptovalute riguarda il quadro RT, che è dedicato alla dichiarazione delle plusvalenze o minusvalenze derivanti dalla vendita o cessione di strumenti finanziari, incluse le criptovalute. Tuttavia, nel caso di criptovalute rubate o smarrite, non si realizza alcuna cessione che possa generare plusvalenze o minusvalenze. Di conseguenza, non è necessario compilare il quadro RT per criptovalute che non sono più sotto il tuo controllo.
La Circolare n. 30/E del 2023 chiarisce che il furto o lo smarrimento delle chiavi private non costituiscono una fattispecie fiscalmente rilevante. Questo significa che, anche se hai perso l’accesso alle criptovalute, non puoi dichiarare una perdita nel quadro RT, poiché la normativa non prevede la deducibilità di perdite derivanti da eventi come il furto o lo smarrimento. In altre parole, la perdita di accesso alle criptovalute non è equiparabile a una cessione o vendita che possa produrre una minusvalenza fiscalmente rilevante.
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Quando si parla di conti esteri e della loro dichiarazione nel quadro RW, è importante distinguere chiaramente tra conto corrente e conto deposito, soprattutto per comprendere le loro funzionalità e implicazioni fiscali. Aggiungiamo inoltre un esempio pratico legato al conto trading e al conto cash per chiarire meglio le differenze e come vengono considerati fiscalmente le due tipologie di conto.
Definizione di Conto Corrente
Il conto corrente estero è uno strumento bancario utilizzato per la gestione quotidiana del denaro. Permette di effettuare operazioni come prelievi, pagamenti, bonifici, e ricevere fondi come stipendi o pensioni. È quindi destinato a gestire le esigenze finanziarie giornaliere e a fornire accesso immediato al denaro. Un conto corrente estero offre la massima flessibilità in termini di gestione delle finanze, ed è soggetto a una imposta di bollo fissa di 34,20 euro l’anno per le persone fisiche.
Definizione di Conto Deposito
Il conto deposito estero ha una funzione completamente diversa: serve a custodire il denaro con l’obiettivo di farlo fruttare nel tempo, senza essere utilizzato per operazioni quotidiane come avviene con un conto corrente. Non è quindi adatto per la gestione ordinaria, ma viene utilizzato per accantonare risparmi.
Un aspetto fiscale importante riguarda l’IVAFE (Imposta sul Valore delle Attività Finanziarie detenute all’Estero) che si applica sui conti deposito detenuti presso istituti esteri. L’IVAFE è pari al 2 per mille del valore del portafoglio a fine anno.
Il Conto Trading: Un Esempio di Conto Deposito
Il conto trading estero può essere considerato un conto deposito in quanto i fondi presenti rimangono vincolati alle operazioni di investimento. Questi fondi non sono disponibili per operazioni ordinarie come nel caso di un conto corrente ma all’interno di questi conti depositi può essere presente liquidità non investita. Tale liquidità è destinata esclusivamente a finalità di investimento e quindi non può essere considerata come un conto corrente tradizionale come riportato nella risposta di interpello n. 487 del 2020.
Il Conto Cash Vincolato al Conto Trading: esempio Interactive Brokers
Nel caso specifico della piattaforma Interactive Brokers, oltre al tradizionale conto investimento, è disponibile un conto cash che risulta strettamente collegato al conto trading estero. Questo conto cash ha lo scopo principale di custodire liquidità non ancora investita, che viene utilizzata per finalità ben precise legate all’attività di trading. In particolare, la liquidità presente su questo conto viene destinata esclusivamente al pagamento delle commissioni di trading, alla copertura dei margini richiesti per le operazioni finanziarie, e in generale per qualsiasi costo legato alle transazioni di investimento.
È importante sottolineare che, pur trattandosi di un conto che detiene liquidità, il conto cash di Interactive Brokers non può essere equiparato a un conto corrente. Questo perché non consente l’utilizzo della liquidità per scopi ordinari, come pagamenti di bollette, spese quotidiane o prelievi in contanti. Tutti i fondi presenti nel conto cash sono vincolati e possono essere impiegati solo per attività legate al trading.
Codice di individuazione bene per la compilazione del quadro RW del modello redditi
Nella compilazione del Quadro RW del Modello Redditi, per dichiarare conti correnti e conti deposito detenuti all’estero, è necessario utilizzare i codici di individuazione del bene che variano a seconda del tipo di conto.
Conto Corrente: Se il conto da dichiarare è un conto corrente estero, il codice da utilizzare nel Quadro RW è 01. Questo codice si applica ai conti correnti esteri che sono destinati alla gestione ordinaria del denaro e alle operazioni quotidiane, come prelievi e pagamenti.
Conto Deposito: Per dichiarare un conto deposito titoli detenuto all’estero, invece, il codice da utilizzare è 20. Questo codice identifica i conti destinati all’accumulo di risparmi o investimenti, dove i fondi sono immobilizzati e non utilizzabili per transazioni quotidiane come avviene con i conti correnti.
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Attenzione alle Truffe nel Trading: Come Proteggersi dai raggiri e dai Broker Disonesti
Nel mondo del trading online, oltre alle sfide tipiche legate ai mercati, possono emergere tentativi di frode volti a ingannare gli investitori meno esperti. Purtroppo anche la nostra azienda è stata coinvolta in uno di questi episodi, di recente, alcuni truffatori si sono finti rappresentanti della nostra società contattando i nostri clienti e trader con la falsa accusa di mancato pagamento delle imposte. Questi malintenzionati chiedevano ai clienti di regolarizzare la loro posizione fiscale effettuando un pagamento su un IBAN specifico, minacciando gravi sanzioni in caso di mancata adesione.
Vogliamo essere chiari e mettere in guardia tutti: non esistono aziende private autorizzate a riscuotere tasse in Italia. Le imposte si pagano solo ed esclusivamente allo Stato italiano e nessun broker, piattaforma o intermediario finanziario ha il potere di richiedere tali pagamenti.
In questo articolo faremo luce su due tipologie di truffe che si stanno diffondendo nel mondo del trading online. Il nostro obiettivo è far sì che i nostri clienti e tutti gli investitori possano proteggersi da questi tentativi di frode, sapendo riconoscere i segnali d’allarme e agendo con cautela.
1. Finte Aziende che Fingono di Essere Incaricate dal Fisco
Una delle truffe più diffuse è quella delle finte aziende che affermano di essere state incaricate dal fisco italiano per riscuotere le imposte. Questi truffatori si presentano come intermediari ufficiali chiedendo il pagamento di tasse arretrate o contributi dovuti. È fondamentale ricordare a tutti i trader e cittadini italiani che le imposte si pagano esclusivamente allo Stato italiano.
Nessuna azienda privata o broker è autorizzata a riscuotere le tasse per conto del fisco. Solo l’Agenzia delle Entrate e altri enti pubblici competenti possono notificare eventuali mancanze o irregolarità nel pagamento delle imposte e lo fanno attraverso canali ufficiali come le lettere di compliance. Queste comunicazioni arrivano direttamente dal fisco e servono a invitare il contribuente a regolarizzare la propria posizione, ma in nessun caso vi sarà richiesto di effettuare pagamenti a soggetti terzi.
Come riconoscere la truffa:
La richiesta di pagare tasse o contributi a una società privata.
L’insistenza nel voler riscuotere il pagamento immediatamente con la minaccia di sanzioni.
Comunicazioni non ufficiali come email non certificate o messaggi tramite canali non istituzionali.
2. Broker Finti che Bloccano i Prelievi
Un’altra truffa frequente nel mondo del trading online riguarda i broker disonesti che bloccano i prelievi. Questi soggetti offrono inizialmente rendimenti promettenti per poi rendere impossibile il recupero dei fondi da parte degli investitori. Questi broker fittizi possono sembrare legittimi, spesso presentandosi come piattaforme regolamentate, ma una volta che i fondi sono depositati, diventano inaccessibili.
Alcuni segnali comuni di un broker truffa includono:
La difficoltà o l’impossibilità di prelevare i fondi.
Richieste continue di depositare ulteriori somme per “sbloccare” i prelievi.
Condizioni contrattuali vaghe o incomprensibili.
Offerte di rendimenti garantiti che sono irrealistici.
Questi truffatori mirano a creare un senso di urgenza e a manipolare le emozioni dell’investitore, promettendo guadagni rapidi e facili. Tuttavia, una volta depositati i fondi, diventa difficile recuperarli senza incorrere in commissioni esorbitanti o requisiti di prelievo impossibili da soddisfare.
Cosa fare se sospetti una truffa?
Se sospetti di essere vittima di una truffa, agisci rapidamente:
Interrompi immediatamente ogni deposito o transazione con il broker.
Contatta il tuo istituto bancario o il fornitore della carta di credito per cercare di recuperare i fondi.
Segnala il broker sospetto alle autorità competenti, come la Consob in Italia.
Conserva tutta la documentazione relativa alle transazioni effettuate.
Essere proattivi è il modo migliore per prevenire danni maggiori. Non esitare a richiedere consulenza da esperti in caso di dubbi.
3. Truffe legate a Criptovalute e CFD
Negli ultimi anni, il trading di criptovalute e i CFD (Contratti per Differenza) hanno visto una crescita esponenziale. Tuttavia, questa crescita ha anche portato un aumento delle truffe legate a questi strumenti finanziari. I truffatori sfruttano l’entusiasmo per le criptovalute e la mancanza di regolamentazione per attrarre investitori inesperti in schemi fraudolenti.
Le truffe tipiche includono:
Piattaforme di trading che promettono guadagni rapidi e facili nel mercato delle criptovalute.
Esche per attirare investimenti in ICO (Initial Coin Offering) inesistenti.
Broker che offrono CFD su criptovalute con condizioni e spread non trasparenti.
Quando si tratta di criptovalute e CFD, è importante fare attenzione e scegliere piattaforme regolamentate e con una comprovata storia di trasparenza e affidabilità. Verifica sempre che il broker o la piattaforma sia registrato presso un ente regolatore riconosciuto.
Conclusione: Come Proteggersi dalle Truffe nel Trading
Essere informati e vigili è il modo migliore per proteggersi dai tentativi di frode nel trading online. Se hai dubbi su eventuali richieste di pagamento o altre comunicazioni sospette, ti consigliamo di contattare direttamente il tuo consulente fiscale o le autorità competenti.
Per una gestione sicura e accurata delle tue tasse sul trading, Tasse Trading Srl ti offre il servizio di Modello Redditi Precompilato per aiutarti a dichiarare correttamente il tuo conto trading. Contattaci ora per un preventivo gratuito.
ATTENZIONE!!!
Negli ultimi giorni abbiamo ricevuto diverse segnalazioni riguardo a un individuo di nome Alexander Vali Lohmus (con numeri di telefono come +44 7186 917970, +44 7449 629954, +44 7575 881198, +39 022547512, e molti altri ancora!!!) che si spaccia per un dipendente della nostra azienda e offre servizi di recupero delle perdite da trading. Vogliamo ricordare che nessuna azienda privata o broker è autorizzato a riscuotere tasse per conto del fisco e non è possibile recuperare eventuali perdite subite tramite operazioni di trading regolari. Si raccomanda di prestare attenzione e di segnalare eventuali contatti sospetti.